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Il re d' Assiria, da Lachis, mandò a Ezechia a Gerusalemme, Tartan, Rabsaris e Rabsaché con un grande esercito. Essi salirono e giunsero a Gerusalemme. Quando arrivarono, si fermarono presso l' acquedotto dello stagno superiore, che è sulla strada del campo del lavandaio.
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Chiamarono il re; ed Eliachim, figlio di Chilchia, sovrintendente del palazzo, andò da loro con Sebna, il segretario, e con Ioa, figlio di Asaf, l' archivista.
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Rabsaché disse loro: «Andate a dire a Ezechia: "Così parla il gran re, il re d' Assiria: Che fiducia è questa che tu hai?
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Tu dici che, per fare la guerra, consiglio e forza sono soltanto parole; ma in chi metti la tua fiducia per osare di ribellarti a me?
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Ora ecco, tu confidi nell' Egitto, in quel sostegno di canna rotta, che penetra nella mano di chi vi si appoggia e gliela fora; così è il faraone, re d' Egitto, per tutti quelli che confidano in lui.
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Forse mi direte: Noi confidiamo nel SIGNORE, nel nostro Dio. Ma non è forse quello stesso di cui Ezechia ha soppresso gli alti luoghi e gli altari, dicendo a Giuda e a Gerusalemme: Voi adorerete davanti a questo altare a Gerusalemme?
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Ora, fa' una scommessa con il mio signore, il re d' Assiria: Io ti darò duemila cavalli, se tu puoi fornire altrettanti cavalieri da cavalcarli.
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Come potresti tu far voltare le spalle a un solo ufficiale, uno dei minimi servitori del mio signore? Ma tu confidi nell' Egitto, per avere carri e cavalieri.
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Adesso sono forse salito senza il volere del SIGNORE contro questo luogo per distruggerlo? Il SIGNORE mi ha detto: Sali contro questo paese e distruggilo"».
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Allora Eliachim, figlio di Chilchia, Sebna e Ioa dissero a Rabsaché: «Ti prego, parla ai tuoi servi in aramaico, perché noi lo capiamo; non parlarci in lingua giudaica poiché il popolo che sta sulle mura ascolta».
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Ma Rabsaché rispose loro: «Il mio signore mi ha forse mandato a dir queste parole al tuo signore e a te solamente? Non mi ha forse mandato a dirle a questi uomini che stanno sulle mura e che presto saranno ridotti a mangiare i loro escrementi e a bere la loro urina con voi?»
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Allora Rabsaché, stando in piedi, gridò ad alta voce, e disse in lingua giudaica: «Udite la parola del gran re, del re d' Assiria!
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Così parla il re: Non v' inganni Ezechia; poiché egli non potrà liberarvi dalle mie mani;
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né vi faccia Ezechia riporre la vostra fiducia nel SIGNORE, dicendo: "Il SIGNORE ci libererà di certo, questa città non sarà data nelle mani del re d' Assiria".
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Non date retta a Ezechia, perché così dice il re d' Assiria: Fate la pace con me e arrendetevi a me, e ognuno di voi mangerà il frutto della sua vite e del suo fico, e berrà l' acqua della sua cisterna,
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finché io venga e vi conduca in un paese simile al vostro: paese ricco di grano e di vino, paese di pane e di vigne, d' ulivi e di miele; e voi vivrete, e non morrete. Non date dunque ascolto a Ezechia, quando cerca d' ingannarvi dicendo: "Il SIGNORE ci libererà".
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Qualcuno degli dèi delle nazioni ha forse liberato il suo paese dalle mani del re d' Assiria?
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Dove sono gli dèi di Camat e di Arpad? Dove sono gli dèi di Sefarvaim, di Ena e d' Ivva? Hanno forse liberato Samaria dalla mia mano?
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Fra tutti gli dèi di quei paesi quali sono quelli che hanno liberato il loro paese dalla mia mano? Il SIGNORE potrà forse liberare Gerusalemme dalla mia mano?»
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Il popolo tacque, e non gli rispose nulla; poiché il re aveva dato quest' ordine: «Non gli rispondete!»
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Allora Eliachim, figlio di Chilchia, sovrintendente del palazzo, Sebna, il segretario, e Ioa, figlio di Asaf, l' archivista, andarono da Ezechia con le vesti stracciate, e gli riferirono le parole di Rabsaché.